Comunitarismo e comunismo: un matrimonio indissolubile? [Communitarianism and communism: an indissoluble marriage?]
Abstract
Una lunga tradizione filosofica, che ha il suo capostipite in Platone, ha individuato nel comunismo, o in una qualche forma di egualitarismo sociale, una delle condizioni irrinunciabili perché esista un’autentica comunità. In base a tale tradizione la comunione delle anime non può non fondarsi su una qualche condivisione dei beni. Già in Aristotele, tuttavia, il nesso tra comunitarismo e comunismo si spezza: è alla sfera ‘sovrastrutturale’ dell’educazione, dei costumi, delle leggi che ci si rivolge per mantenere unita la polis e rinsaldare la philia tra i cittadini. A partire da questi due modelli paradigmatici, il saggio ripercorre alcuni momenti salienti della riflessione filosofica sulla comunità, concludendo con un’interpretazione in chiave aristotelica del comunitarismo contemporaneo.A time-honored philosophical tradition, rooted in Platon, finds in communism, or in some form of social equalitarism, the irrenouncable presupposition of any real community. According to this tradition, the communion of souls has to be grounded on some form of community of goods. In Aristotele, however, there is no longer any logical connection between communitarianism and communism: unity of the polis and the philia among citizens can be achieved through education, customs and laws. These two paradigmatic models are the first steps in this essay which recalls some outstanding moments in philosophical thought on the theme of community. In the conclusioning remarks, contemporary communitarianism is interpreted as a new version of the Aristotelian approach