Linguaggio, un paradigma della comunità a venire. Humboldt nel futuro [Language, a paradigm of forthcoming community. Humboldt in the future]
Abstract
Il saggio esamina il pensiero politico di Humboldt, di solito preso erroneamente per un liberalismo. Il suo congedo dallo Stato segna una riflessione critica che si interroga non sull’origine, bensì sul fine dello Stato, e ha una dimensione manifestamente an-archica. Privo di fondamento, lo Stato è solo un male temporaneo che può essere tollerato se si costruisce la «comunità » che Humboldt delinea sul modello della lingua. È nella reciprocità dei parlanti, delineata soprattutto nello studio Sul duale, che si può trovare una via d’uscita alla opposizione tra universale e individuale. Mentre dischiude lo spazio del dialogo, la lingua indica una comunità non meccanica, bensì organica.This essay examines Humboldt’s political thought, usually misunderstood as liberalism. His abandonment of the State marks a critical reflection which question about the end of the State and not about its origin, so showing a clear anarchic dimension. The State is groundless, just a temporary evil which can be tolerated if the «community», outlined on the model of language, is built. Right in the reciprocity of speakers, as he outlined mainly in Humboldt’s study On the Dual, a way out from the opposition between universality and individuality can be found. While it is opening up the space for dialogue, language indicates a not mechanic but organic community