Abstract
Proponendo un confronto ragionato, anche se comprensibilmente circoscritto a un numero ridotto di temi, fra la riflessione di MacIntyre e il pensiero di Hannah Arendt, vorrei contribuire alla comprensione di che cosa, nell’opera del pensatore scozzese, si debba oggi tentare di mantenere, se non anche di valorizzare. Per questo mi richiamerò innanzitutto ai motivi per cui Arendt non ha mai accettato che un vero o presunto ritorno a una qualche tradizione filosofica potesse risolvere i tanti problemi nati al seguito dei soggettivismi e dei prospettivismi moderni, riassumibili nella considerazione che la modernità è stata l’occasione con cui la filosofia occidentale ha preso un sostanziale congedo sia dal common sense sia da quell’azione nella sfera pubblica che era essenziale al pensiero greco classico e che pure si trova alla base della concezione europea di una politica ispirata al modello deliberativo.