La discussione sull'eternità del mondo alla facoltà teologica di Parigi nei primi trenta anni del XIII secolo
Abstract
Il saggio è dedicato essenzialmente ad illustrare la posizione che Filippo il Cancelliere assunse all'interno del dibattito de aeternitate mundi. Dopo aver illustrato in modo dettagliato la struttura della quaestio dal titolo Utrum mundus sit eternus della Summa de bono, l'A. passa a descrivere l'utilizzazione compiuta da Filippo dei testi aristotelici e della lettura averroista data di essi. La posizione del filosofo si struttura in base a due considerazioni che diverranno fondamentali nelle discussioni sull'eternità del mondo in tutto il XIII sec.: una formale, che riguarda l'intentio Aristotelis, e l'altra contenutistica, che tenta di stabilire cosa effettivamente Aristotele ha dimostrato nei suoi testi. Secondo Filippo, lo Stagirita non ha mostrato tanto che il mondo è eterno, quanto che esso si commisura alla totalità del tempo; Aristotele inoltre non si è proposto di stabilire «come» il mondo sia venuto all'essere, e parla da filosofo naturale, limitandosi di conseguenza ad argomentare in base ai principi pertinenti a tale filosofia. Il primo corno della soluzione risente dell'influsso di Guglielmo di Conches, l'altro del Maimonide