Abstract
In questo lavoro intendo confrontare le posizioni di Searle e Dennett nell’ambito della teoria della mente con la teoria husserliana della coscienza. Mostrerò come questi autori modifichino la nozione fenomenologica di intenzionalità, trasformandola in un modello di descrizione in “terza persona”. Tale cambiamento ha conseguenze problematiche riguardanti la distinzione fra un atto mentale e il suo contenuto e la conseguente critica alla teoria rappresentazionale della mente; l’argomento del teatro cartesiano, quello dell’omuncolo e lo smantellamento della nozione di soggettività; il rifiuto dell’inconscio. Mostrerò come le concezioni di Searle e Dennett nascano da un concetto contraddittorio di riduzionismo, implicito anche negli sviluppi della “fenomenologia naturalizzata” e della neurofenomenologia. Queste difficoltà non si possono risolvere adattando o applicando il metodo fenomenologico alle scienze cognitive, né tornando semplicemente alla teoria husserliana. Bisogna invece individuare i problemi specifici affrontabili fenomenologicamente all’interno di un contesto scientifico: per esempio, la struttura temporale della coscienza e la questione dei contenuti inconsci della mente.