The Flesh Between

Chiasmi International 18:49-61 (2016)
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Abstract

In this paper I aim to discuss an essay written by the French psychoanalyst André Green on occasion of the publication in 1964 of The Visible and the Invisible, in order to frame it within the context of Merleau-Ponty’s philosophy for the sake of letting emerge both the critical importance and some structural issues implied in Green’s reading.Green’s study clearly points out that the question concerning Merleau-Ponty’s notion of “flesh” represents a fundamental theme for psychoanalysis, in connection with Lacan’s interpretation of the unconscious as “structured as a language.” As Green would more widely stress in further works, he disagrees with Lacan and follows Merleau-Ponty on this point.At the same time, Green remarks that in Merleau-Ponty’s perspective there still remain two unsolved issues: his conceiving of the unconscious basically as “other side” and not, like in Freud, in terms of “other scene;” and the question concerning affects, seen as not sufficiently worked out within Merleau-Ponty’s phenomenological perspective. Yet, even if it is possible to accept some of the critical remarks made by Green, it is nevertheless also necessary to reformulate them within a wider and deeper reading of the ontology of the flesh.Le but de cet article est de discuter un essai écrit par le psychanalyste André Green à l’occasion de la publication en 1964 du Visible et l’Invisible, afin de le questionner dans le contexte de la philosophie de Merleau-Ponty et de laisser émerger à la fois l’importance critique et quelque problèmes implicites de la lecture de Green.L’étude de Green montre clairement que la question concernant la notion merleau-pontienne de « chair » représente un thème fondamental pour la psychanalyse, en rapport avec l’interprétation lacanienne de l’inconscient, selon lui, « structuré comme un langage ». Dans ses travaux suivants, Green insistera sur son désaccord avec Lacan et suivra Merleau-Ponty sur ce point. Au même moment, Green remarque que dans la perspective merleau-pontienne, il demeure deux problèmes non résolus : sa conception de l’inconscient en termes d’« autre côté » et non, comme chez Freud, d’« autre scène » ; et la question concernant les affects, qui n’est pas suffisamment travaillée au sein de la perspective phénoménologique de Merleau-Ponty. Cependant, bien qu’il soit possible d’accepter certaines remarques critiques de Green, il est néanmoins nécessaire de les reformuler au sein d’une lecture plus vaste et plus profonde de l’ontologie de la chair. In questo saggio ci si propone di discutere un saggio dello psicoanalista André Green, scritto in occasione della pubblicazione di Il visibile e l’invisibile in Francia nel 1964, e contenente alcune notazioni molto importanti per comprendere un determinato modo di ricezione dell’ontologia fenomenologica di Merleau-Ponty da parte di uno psicoanalista originale e competente sia in materia di fenomenologia sia di psicoanalisi.Lo studio di Green mostra un significato particolare sia in quanto segnala molto per tempo l’importanza dell’opera di Merleau-Ponty per la psicoanalisi, sia perché indica chiaramente alcuni snodi problematici che in seguito sarebbero stati spesso rielaborati da parte di lettori dell’opera di Merleau-Ponty appartenenti al movimento psicoanalitico. In questo saggio ci si propone dunque di esaminare le notazioni di Green e di metterle nel contesto del pensiero di Merleau-Ponty al fine di farne emergere sia l’importanza critica sia però anche alcuni problemi di fondo.Lo studio di Green indica con chiarezza come la questione della carne costituisca un tema fondamentale anche per la ricerca psicoanalitica, in particolare in relazione all’interpretazione data da Lacan al concetto di inconscio “strutturato come un linguaggio”. Come avrebbe in seguito più ampiamente mostrato, Green non è d’accordo con Lacan e in questo segue alcune indicazioni di Merleau-Ponty. Al contempo, non manca di far notare due problematiche irrisolte nell’ottica di Merleau-Ponty: il concepire fondamentalmente l’inconscio come “altro lato” e non, come in Freud, in termini di “altra scena”; in secondo luogo il problema dell’affetto, come tema irrisolto all’interno della prospettiva fenomenologica di Merleau-Ponty.Seguendo lo snodo di questo studio è possibile così far emergere con chiarezza il significato innovativo del concetto merleau-pontyano di carne, anche al di là dell’interpretazione di Green, quale possibile sfondo ontologico di una indagine categoriale sui concetti portanti della psicoanalisi. In definitiva se è lecito recepire alcune delle critiche mosse da Green a Merleau-Ponty, è però anche necessario riformularle all’interno di una più approfondita lettura dell’ontologia della carne.

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Luca Vanzago
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