Abstract
Diversamente dalle analisi psicosociali prevalenti sulla Shoah che si concentrano su aspetti del funzionamento umano dei perpetratori, questo studio focalizza invece l’attenzione su quello delle vittime. A partire dalla rappresentazione omogenea degli ebrei sterminati secondo cui sono andati alla morte come “pecore al macello”, questo studio intende ricostruire la psicologia delle vittime e le azioni da esse intraprese per affrontare la persecuzione. A tale fine, l’analisi tematica del contenuto condotta su un corpus di contributi, memorialistici, storici, filosofici, sociologici, psicologici e, ha consentito di cogliere il ruolo di diversificati elementi. Essi non risultano tanto ascrivibili alle caratteristiche delle vittime quanto piuttosto alla qualità delle relazioni fra minoranza e maggioranze nel corso del tempo; inoltre, alle strategie impiegate dalle vittime per fronteggiare la persecuzione nel loro intreccio con le azioni di depistaggio attuate dai carnefici. Le evidenze di un marcato ricorso a “reazioni non armate”, per lo più trascurate dalla storiografia dell’immediato dopoguerra, contribuisce a restituire complessità e articolazione alla rappresentazione delle vittime.