Osservazioni cliniche e anatomiche nella storia della neuropsicologia del linguaggio: gli studi pre-Broca

Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia 4 (2):116-133 (2013)
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Abstract

I manuali di neurologia e neuropsicologia sono soliti datare l’esordio della storia dell'afasia con la comunicazione di Paul Broca sulla sede del linguaggio articolato nei lobi frontali. Di fatto, Benton e Joynt hanno raccolto numerose osservazioni di pazienti afasici dalla tradizione medica greca, latina, medioevale, rinascimentale e dalla letteratura illuministica del XVIII secolo. In nessuno dei casi riportati, tuttavia, pare siano stati identificati gli elementi cruciali di un deficit di linguaggio di natura afasica, e cioè da un lato la distinzione tra deficit di linguaggio, deficit concettuali e deficit della realizzazione articolatoria, dall'altro, la relazione con una lesione dell’emisfero cerebrale sinistro. Nella prima parte di questo articolo si discutono le opere di due medici del XVI e XVII secolo, Johannes Schenck e Johannes Jacob Wepfer, i cui studi sono poco sconosciuti. Johannes Schenck realizzò una raccolta di osservazioni cliniche dall’Antichità ai suoi contemporanei. Nel primo volume egli discusse l’intera patologia della testa e della faccia. Almeno 16 di queste osservazioni fanno riferimento a pazienti con deficit di linguaggio di tipo afasico. Johannes Jakob Wepfer scrisse numerosi testi di neuroanatomia, sulla vascolarizzazione del cervello e sull’apoplessia. Raccolse una collezione di casi neurologici che fu pubblicata postuma. In almeno 15 delle 222 osservazioni è descritta la presenza di deficit afasici. Come atteso, in quasi ogni caso questi sono conseguenti a lesioni nell’emisfero di sinistra. Wepfer non pare tuttavia riconoscere tale asimmetria. Nella seconda parte di questo articolo si riporteranno i dati dello straordinario studio di Jean-Baptiste Bouillaud che delineò i principi fondamentali della correlazione anatomo-funzionale in neuropsicologia e applicò tali principi allo scopo di confermare empiricamente il ruolo dei lobi frontali nell’ideazione e programmazione del linguaggio orale.

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