L'utilizzazione Di Una Traduzione Greco-latina Medievale Per La Costituzione Del Testo Greco: la traduzione di Guglielmo di Moerbeke del commento di Proclo «In Parmenidem» I
Abstract
La traduzione dell'In Parmenidem di Proclo da parte di Guglielmo di Moerbeke costituisce un esempio importante di come una traduzione latina possa essere fondamentale nella ricostruzione dell'originale greco e possa aiutare anche nel riesame della tradizione manoscritta in generale. Il saggio verte quindi, nella prima parte, sui risultati cui ha condotto lo studio della tradizione latina del commento e nella seconda sono esposte le questioni più importanti cui l'editore del testo greco deve fronteggiare nei riguardi del testo latino. Il commento procliano è tradito da 37 mss. greci e dalla traduzione latina di Guglielmo di Moerbeke eseguita fra il 1280 e il 1286 ; i due rami della tradizione, rappresentati appunto da questi due gruppi di mss., dipendono da due subarchetipi perduti, uno modello diretto del ramo greco e l'altro, il ms. greco di Moerbeke, modello dei mss. della traduzione latina, A = Milano, Ambrosiana, A 167 sup. ; F = Oxford, Bodl. Libr., Digby 236, XIV sec.; R = Vat. lat. 11600, XV sec.; V = Vat. lat. 3074, XV sec.; C = Bernkastel-Kues, Bibl. St. Nikolaus-Hospitals, 186, XV sec. ; L = Leipzig, Stadtsbibl., 27, XV sec. Secondo l'editore, C. Steel, i primi quattro mss., AORV, si dividono a loro volta in tre rami, derivanti da una copia diretta dell'autografo di Moerbeke: A è una copia diretta dell'archetipo, O deriva dall'archetipo attraverso un intermediario, R e V derivano da due intermediari perduti. L'A. avanza l'ipotesi che A e O siano copie dirette e indipendenti dell'autografo di Moerbeke e che l'autografo di Moerbeke sia la fonte immediata della tradizione manoscritta, senza dover supporre l'esistenza di nessun intermediario. In tal modo A sarebbe una copia diretta dell'autografo e riproduce fedelmente l'assetto del testo moerbekiano, come testimoniato dal fatto che il copista di A imita perfettamente i tratti caratteristici della mano greca di Moerbeke. Poi è da ricordare che sono presenti anche molti interventi d'autore, come già rilevato da R. Klibansky, che per primo ha notato che i marginalia greci del ms. A derivano dall'autografo moerbekiano. L'A. fornisce la trascrizione di quattro note greche di A che poi sono raffrontate con la descrizione che G. Vuillemin-Diem ha effettuato dei tratti particolari della mano greca di Moerbeke. Successivamente l'A. si occupa delle sostituzioni e degli interventi d'autore in A. L'A. avanza anche l'ipotesi che O sia una copia diretta dell'autografo a causa di alcuni termini scritti in caratteri greci, cosa che conduce alla possibilità di tracciare un nuovo stemma, a p. 527, che prevede ancora una tradizione tripartita, ma con due rami della tradizione dipendenti direttamente dall'autografo moerbekiano. Nell'appendice I è riportato lo stemma codicum del testo greco; nell'appendice II sono studiate le aggiunte interlineari di A; nell'appendice III gli errori comuni di ORV; nell'appendice IV sono esaminate le buone lezioni di O contro quelle di ARV. Le appendici sono complessivamente 6, cui segue un addendum relativo all'esame dell'edizione Steel. Chiudono il saggio la lista delle abbreviazioni e alcune immagini tratte dal ms. A