Abstract
In questo lavoro intendo mostrare che il cosiddetto programma intenzionalista, secondo il quale gli aspetti qualitativi del mentale vanno ricondotti alle sue caratteristiche intenzionali, non funziona. Infatti, contrariamente a quanto pensava Brentano, la proprietà che costituisce la parte principale di tali caratteristiche intenzionali, l’intenzionalità, non è il marchio del mentale, né in senso propriamente brentaniano, per cui l’intenzionalità è la condizione necessaria e sufficiente del mentale, né in un senso annacquato recentemente difeso da Tim Crane, per cui l’intenzionalità è solo la condizione necessaria del mentale. Questo però non fa sì che essere mentale sia una mera categoria eterogenea. Può esserci infatti qualcos’altro che funge da marchio del mentale, cioè la coscienza, nel senso fenomenologico della proprietà di essere esperito.