Un’epoca senza contatto? Dall’io empatico al sé digitale

Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia 14 (3):206-213 (2023)
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Abstract

_Riassunto_: Il presente lavoro affronta il delicato tema dell’isolamento digitale e della profonda svolta antropologica scaturita dall’uso delle nuove tecnologie elettroniche. Le nostre relazioni amicali, lavorative e familiari fanno sempre più ricorso alla comunicazione telematica e meno al confronto personale. La conversazione vis-à-vis, che è quella più umanizzante, sta lasciando il posto a quella mediata da computer e smartphone. Tutto questo rischia di provocare un nocivo isolamento digitale, interrompendo ogni forma di dialogo e di introspezione personale. L’isolamento viene spesso abbinato a un utilizzo intenso di Internet e di videogiochi. Le relazioni _online _non possono sostituire completamente quelle che nascono nel mondo reale né, d’altra parte, è pensabile frenare l’avanzata dei contesti virtuali entro i quali siamo immersi consapevolmente e, talvolta, inconsapevolmente. Non si tratta di essere pro o contro la tecnologia. Bisogna solo ritrovare il gusto dell’incontro, della conversazione faccia a faccia, della relazione fisica. Dislocare le nostre relazioni fisiche nel mondo digitale non ha nulla di rischioso. Il pericolo, semmai, è determinato dal contrario. Se la navigazione sul web diventa lo spazio esistenziale in cui vagare liberi e senza meta, con la convinzione che solo lì è possibile ottenere un’immagine vera di sé stessi, il rischio di rimanere prigionieri della propria solitudine potrebbe essere alto. Se, al contrario, le tecnologie sono usate coscientemente, possono portare a riflessioni capaci di esplorare il nostro Io. _Internet _non può eludere il bisogno di avere a che fare con gli altri nel mondo reale, perché solo questo tipo di rapporto fa di noi ciò che siamo realmente. _Parole chiave_: Inclusione digitale; Solitudine; Connessione; Empatia; Salute mentale _A contactless era? From empathic I to digital self_ _Abstract_: This paper addresses the sensitive issue of digital isolation and the profound anthropological shift that has resulted from the use of new electronic technologies. Friendship, work, and family relationships all increasingly rely more on telematic communication and less on personal encounters; face-to-face communication is giving way to modes of communication mediated by computers and smartphones. Does circumventing all forms of dialogue and personal introspection lead to dangerous digital isolation? The risk is real. Only through a balanced use of digital resources can we mitigate the harmful effects of social isolation. _Online _relationships cannot completely replace those that take place in the real world. At the same time, we cannot stop the advance of the virtual contexts within which we are consciously and sometimes unconsciously immersed. It is not a question of being for or against technology. We just need to rediscover our taste for human encounters, face-to-face conversations, and physical relationships. Displacing our physical relationships to the digital world is not in itself risky. The danger, if any, arises from another direction. If web surfing becomes the existential space in which we can roam freely and aimlessly, in the belief that only there is it possible to obtain a true image of oneself, then the risk of remaining a prisoner of one's own lonelinesss rises with devastating consequences at a psychological level. In contrast, technologies are used consciously, they can lead to valuable reflections that help us explore ourselves. The Internet should never circumvent or replace our need to deal with each other in the real world, because it only these kinds of real world relationship that make us who we really are. _Keywords_: Digital inclusion; Loneliness; Connection; Empathy; Mental Health.

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