"l'estetica" Di Gramsci: Dal contesto storico rapito
Bigaku 56 (1):14-27 (
2005)
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Abstract
Il pensiero di Antonio Gramsci è considerato alla stregua di quello politico. Tuttavia in base al contesto della storia moderna italiana, insieme alle voci dei critici del tempo, esso si ripercosse anche sui vari aspetti dell'arte e della cultura. Il testo gramsciano fu falsificato da P. Togliatti all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. In virtù di ciò, si diffuse la convinzione che il pensiero di Gramsci è la metodologia che potesse condurre l'Italia alla "via della rinascita". Ciò nonostante questo orientamento si estese all'arte, generando un termine quale "neorealismo", cio è una catena di rappresentazioni realistiche. Gramsci divenne un "combattente" contro il fascismo e il suo pensiero alterò l'estetica della organizzazione "immediata" e "semplicistica" del pathos artistico. Il programma del pensiero gramsciano fu quello di organizzare l'Italia a unica "nazione", sebbene la caratteristica di pensiero sull'arte differiva da quella che i critici della dopoguerra immaginavano e da quella che altre correnti antifasciste avevano proposto nello stesso periodo. I brani sulla critica dell'estetica di B.Croce e sull'architettura razionale nei "Quaderni del carcere" indicano che Gramsci provò a organizzare strategicamente l'arte quale campo culturale, osservando le condizioni politiche e sociali sotto il regime. Dal punto di vista storico, la sua riflessione sul concetto "intellettuale" fu alla base di una visione estetica "mediata" e "complessiva" abbastanza incisiva da riscuotere una vasta eco sull'arte e sulla cultura italiana non solo nel dopoguerra, ma persino prima il conflitto bellico