Nazismo e magia

In Maurizio Marin & Tiziano Conti (eds.), Ragione e magia: stimolo o rovina? LAS. pp. 117-135 (2022)
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Abstract

Il volume confronta due forme di sapere: quello della ragione e quello della magia. Nella prima parte T. Doni presenta le diverse interpretazioni del fenomeno della magia fornite dalle scuole antropologiche sviluppatesi in Europa tra l’Ottocento e il Novecento; A.E. Okonkwo illustra l’interpretazione della magia secondo la prospettiva della tribù nigeriana degli Igbo; I. Faat e M. Marin leggono il culto della dea Iside dall’antico Egitto a tutto il Mediterraneo; F. Sánchez Leyva mostra il dualismo magia-ragione secondo la visione dei nahuatl del Messico; J. Merizal approfondisce come le credenze e le pratiche magiche di matrice precolombiana e africana abbiano ancora una certa incidenza nell’attuale Brasile; D.F. Mendy riflette sul rapporto tra magia e ragione a partire da un caso africano; H. Mono Ndjana sottolinea come esista in alcuni contesti africani una forte influenza e relazione tra magia, religione e le alte sfere politiche. Nella seconda parte M. Marin propone uno studio su Proclo a partire dalla dialettica platonica; G. Perillo confronta la concezione della magia in Alberto Magno con quella di Tommaso d’Aquino; S. Curci riflette su Giordano Bruno in relazione alle arti magiche; G. Baggio presenta uno studio su veggenza e magia in “Sogni di un visionario chiariti con sogni della metafisica” di Kant; C. Freni illustra l’antroposofia di Steiner e la teosofia di Blavatsky; S. Oliva propone uno studio su Wittgenstein, Frazer e la magia; A. Fiore delinea le componenti del nazismo legate al mondo dell’occulto; T. Scaria traccia una storia dell’uso dell’oppio nel contesto culturale indiano. Nell’ultima sezione del volume M. Sinsin cerca di rispondere alla domanda: come nascono i segni nello spirito umano? Sono frutto della pura immaginazione?; K.O. Mwandha offre una riflessione secondo il Codice di Diritto canonico; F. Fernando approfondisce il rapporto tra l’uso della magia e le sue conseguenze morali nell’educazione dei giovani; F. Pasqualetti sottolinea le prossimità tra tecnologia e magia; T. Lewicki coglie nelle opere di Shakespeare una differenza netta tra magia e stregoneria; J. Savariarpitchai riflette sul pensiero del filosofo William Desmond; M. Mantovani analizza il tema secondo la posizione di Tommaso d’Aquino e riflette sull’interesse per “il magico” e “bisogno di fantasy” nell’attuale contesto della “cultura popolare”.

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Andrea Fiore
Università Pontificia Salesiana

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