Abstract
Negli studi dedicati al rapporto tra scuola primaria e questione della lingua nel secondo Ottocento, è poco indagato il contributo del medium ludico. Del resto le stesse voci dell’Italia bambina, Cuore e Pinocchio, non palesano indizi che marchino questo sentiero. Anzi, in Cuore la componente ludica è soffocata dalla tensione pedagogica, mentre nelle Avventure del burattino essa è implicitamente condannata, confinandosi nel paese dei balocchi. Per di più il variegato centone dei giochi, forieri di una socialità bestiale, è incalzato da un florilegio esemplare di sgrammaticature.