La somiglianza per nebbia, o il risonatore psichico dell’«immagine-Milieu»

Rivista di Estetica 62:69-80 (2016)
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Abstract

Un’analisi del film di Ejzenštejn La corazzata Potëmkin – e in particolare della scena della lamentazione funebre del popolo di Odessa attorno al corpo del marinaio Vakulinčuk – offre l’occasione di riflettere intorno a una dialettica fondamentale che si instaura nella teoria e nella pratica filmica del regista russo: la dialettica fra montaggio ritmico e montaggio tonale, fra immagine-taglio (obraz-obrez) e immagine-atmosfera (obraz-sreda). Sreda significa «milieu» in tutti i sensi del termine: ciò che costituisce l’elemento materiale, seppur diafano, del visibile (il medium, quindi); ciò che instaura un campo (Feld) percettivo; ciò che disegna l’ambiance nella quale abitiamo (la nostra Umwelt, o mondo-ambiente), cioè lo spazio emozionale (Stimmung) che ci sollecita dinnanzi a un’immagine. Nel caso particolare analizzato, alla lamentazione funebre dei piangenti attorno al cadavere del marinaio, che viene dettagliata dal montaggio ritmico dell’obraz-obrez, risponde quel che Ejzenštejn chiamava il «lamento delle nebbie» nel porto di Odessa: tramite un montaggio tonale, l’obraz-sreda del paesaggio si fa «risonatore psichico» che consuona e amplifica il lutto degli esseri umani, istituendo con questo una peculiare «somiglianza». L’istituzione di tale somiglianza consente a Ejzenštejn di mettere al contempo in discussione (in sintonia con le riflessioni sviluppate negli anni Venti da teorici formalisti quali Šklovskij, Ėjchenbaum, Kazanskij, Piotrovskij) la presunta specificità del medium filmico, a tutto vantaggio di un’interazione fra differenti paradigmi mediali – pittoricità, musicalità, poeticità – che si illuminano a vicenda, mostrandosi come altrettante articolazioni del ritmo.

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