Abstract
In questo saggio sottolineo l’importanza di recuperare il fenomeno del linguaggio corrente e di tematizzare la dimensione comunicativa dell’esperienza nella ricerca fenomenologica. Più nello specifico, intendo affrontare criticamente l’attenzione che Derrida rivolge al problema del fonocentrismo in fenomenologia, che sembra aver semplicemente screditato ogni tentativo di affrontare il fenomeno della voce per paura di privilegiare la presenza e la soggettività atomistica. Mentre potrebbe essere vero che la fenomenologia classica della coscienza privilegia la posizione della prima persona ed è colpevole di un pregiudizio soggettivistico, vi sono ricche risorse nella tradizione dialogica, in particolare in Buber, così come nei lavori di Humboldt e di Platone, utilia sottolineare la fondamentale dualità del sé e dell’altro che si dispiega tra l’“Io” e il “tu” nel linguaggio vivente e a correggere i presupposti individualistici della fenomenologia classica.