Abstract
Questo contributo esplora le connessioni esistenti tra un particolare sistema di produzione e il corrispondente modello di sfruttamento nel contesto dell'assegnazione del colore - o razzializzazione - delle popolazioni del Pacifico e di una concezione dell'Australia come spazio politico ‘bianco'. L'analisi si concentra sul fenomeno del, quel particolare sistema di reclutamento e sfruttamento della forza lavoro impiegato prevalentemente nelle piantagioni di canna da zucchero del Queensland e delle Isole Fiji che, tra il 1863 e il 1904, coinvolse uomini e donne, adulti e ragazzi delle isole della Melanesia, della Micronesia e, in minor modo, della Polinesia. Il processo di reclutamento comprendeva quasi sempre la coazione e il servaggio, per quanto vi fossero tra i lavoratori reclutati anche coloro che si offrivano volontariamente. Il lavoro a contratto o, sottoposto a livelli di disciplina, controllo e coercizione molto elevati e senza reali garanzie di salario, condizioni e durata, aveva termini temporali precisi e difficilmente rinnovabili.