Abstract

Il saggio analizza le ragioni della scelta del nome del profeta persiano da parte di Nietzsche, rintracciando ragioni di coerenza con la sua filosofia della fedeltà alla terra e dell'oltrepassamento dell'umano-troppo umano in una più ampia ragione cosmica. L'analisi, condotta sul Così parlò Zarathustra, ne mette in rilievo l'idea di un pensiero che deve adempiere al compito di risituare la posizione dell'uomo in rapporto a se stesso e alla natura: in grado di dare alla singolarità un luogo nell'epoca delle masse. Il mondo del nichilismo è guardato dall'alto, dalla distanza disidentificante di chi si è dato alla macchia, si è fatto "abitatore dei boschi", e di qui la sua una "saggezza selvatica" può cogliere la connessione di tutti i suoi aspetti, guardando altrove, al tempo della nuova alleanza fra uomo e terra.The essay analyzes Nietzsche's reasons for choosing the name of the Persian prophet, tracing the reasons of consistency with his philosophy of loyalty with the earth and of the going-beyond of the human-too human in to a wider cosmic region. The analysis - conducted on Thus Spoke Zarathustra - put into relief the idea of a thought that needs to fulfill the task of resituating the position of man in relation to himself and to nature; a thought which is able to give singularity a place in the epoch of the masses. The world of nihilism is looked at from above, from the disidentifying distance of the one who has given himself to the bush, who has become the 'inhabitant of the woods', from where he derives his 'untamed wisdom' which can grasp the connection of all its aspects, looking elsewhere at the time of a new alliance between man and the earth