Abstract
- Riflettere sulla natura del credere tenendo conto della globalitÀ dell'umano e dell'attivitÀ immaginativa della coscienza non č mai stato un compito facile per la teologia. Oggi come ieri essa preferisce, di norma, affidarsi a criteri apologetici piů rassicuranti. Tuttavia č possibile individuare, nell'antica e inconsueta metafora degli ‘occhi della fede', una modalitÀ unitaria di comprensione della fede fondata su un implicito riferimento alla tensione fra vedere e immaginare, che renda possibile il credere come atto pienamente umano. I tentativi di Pierre Rousselot e di John H. Newman di reintrodurre questi temi nella teologia cattolica moderna meritano attenta considerazione. Essi offrono elementi ancora validi per l'autocomprensione dei credenti e per rendere ragione della persistenza delle fedi in una societÀ secolarizzata.