Sulla genesi della creazione artistica: una prospettiva musicale

Lucca: Libreria musicale italiana (2019)
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Abstract

'Io poi ho sempre pensato--scrive Henri Matisse nel 1935--che gran parte della bellezza di un quadro derivi dalla lotta impegnata dall'artista con i limiti del suo mezzo espressivo.'" Le sue parole riassumono bene il tema di questo libro, la lotta dell'artista con la materia dell'arte, dunque il ruolo fondamentale della costruzione concreta dell'arte rispetto all'idea. L'opera d'arte--una composizione, un romanzo, un dipinto, una scultura, un film--è il risultato di un atto intellettuale consapevole--dunque di un'idea--dove tuttavia entra in gioco l'azione concreta, materiale del fare artistico, che inevitabilmente pervade e condiziona l'opera fin dal momento in cui essa inizia a prendere forma sul pentagramma, sulle righe, sulla tela, sulla pellicola. L'immagine iniziale o idea può mantenere inalterata la sua forza oppure trasformarsi nel corso del lavoro, ma il più delle volte serve soprattutto da stimolo, perché a poco a poco--come scrive Italo Calvino--la materia resta padrona del campo e offre il suo prezioso, indispensabile alimento all'immaginazione. È solo mentre si scrive o dipinge che la fantasia dona i suoi frutti, in astratto la materia è ancora troppo lontana per suggerire combinazioni, accostamenti, soluzioni, scoperte. Le testimonianze dei maggiori protagonisti delle arti del '900, qui ampiamente riportate, confermano nella sostanza la tesi del libro: anche il pittore più desideroso di trasmettere un messaggio e di contribuire attraverso la sua arte alla crescita civile della società, quando riflette sul proprio lavoro difficilmente può negare che l'opera sia il risultato talvolta inatteso di un percorso accidentato nel quale l'azione concreta, materiale del fare artistico entra in gioco giungendo in alcuni casi a modificare in modo radicale le intenzioni originali. L'arte--scrivono Fellini, Mirò, Calvino, Stravinsky e tanti altri--si fa facendola. Sul piano interpretativo ciò comporta un radicale ridimensionamento del ruolo messianico dell'artista, il quale spesso non ha alcuna intenzione o pretesa di comunicare qualcosa di fondamentale, è perso in questo mondo esattamente come tutti noi. 'Giornalisti curiosi e amatori di pittura'--scrive Picasso--vengono a vederci per trarre da noi verità dogmatiche o definizioni che potrebbero spiegare loro la nostra arte, mettendo in rilievo il suo valore pedagogico, valore che io nego categoricamente. Noi facciamo della pittura. Vorrebbero forse che, per aggiunta, noi fossimo fabbricanti di verità e di massime?'"--Back cover.

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