Abstract
La cosiddetta “morte cerebrale totale”, o più correttamente “morte encefalica” (whole brain death), è un criterio fisiologico riferito alla cessazione irreversibile e permanente di tutte le funzioni dell’encefalo (emisferi e tronco encefalico), ed è correlato alla cessazione del funzionamento integrato dell’organismo. L’applicazione del criterio neurologico, e degli esami che lo accompagnano, è finalizzato ad una diagnosi clinica e strumentale per individuare una condizione causata da lesioni neurologiche diffuse e responsabili di coma, assenza di coscienza, di respirazione spontanea, di risposte agli stimoli esterni, e di attività elettrica cerebrale in pazienti collegati alle macchine per la rianimazione. La diagnosi consente la dichiarazione legale di morte.
L’assunto scientifico alla base dell’impiego del criterio neurologico è la teoria dell’integratore centrale, secondo la quale l’encefalo è responsabile del funzionamento integrato e coordinato dell’organismo.
Questo contributo ricostruisce a grandi linee il dibattito bioetico italiano sui criteri per l’accertamento della morte, prestando attenzione anche ai recenti sviluppi della discussione sui mass media.