La virtualità dell'evento. Prospettive e limiti trascendentali per la definizione di un presente assoluto dell'esperienza pura
Abstract
Il concetto di Reale non coincide con la realtà; se l’atteggiamento dell’empirismo tradizionale nei confronti della realtà è infatti un ingenuo realismo, l’empirismo radicale è riuscito, invece, a pensare in maniera rivoluzionaria l’origine trascendentale dell’esperienza ordinariamente intesa e, dunque, la natura virtuale di quell’evento del tutto particolare che, soprattutto con Gilles Deleuze e Jacques Lacan, è il Reale.
Più dettagliatamente, l’obiettivo dell’intervento consisterà nell’individuare, nelle prospettive aperte dall’empirismo radicale tra Ottocento e Novecento, una forma di temporalità atopica e “utopica”, che non risponde alla scansione cronologica e all’accumulazione di istanti omogenei, poiché essa si distingue quale condizione di possibilità del tempo che scorre, o per meglio dire, di ciò che nel tempo trascorre.
Si tenterà quindi di vedere in che modo, in tale prospettiva, si possa pensare un tempo quale presente assoluto (il tempo bizzarro di quell’evento reale che giunge a coincidere con una vita intera) scisso dalla kinesis aristotelica; un tempo, cioè, quale limite od origine trascendentale dell’esperienza: un presente assoluto in quanto atto in atto del vivente che vive o forse - si tratterà di capirlo attraverso una proposta di riflessione - quella terza sintesi del tempo quale forma pura e vuota del tempo medesimo, così come ebbe a scrivere Gilles Deleuze nel 1968 in Differenza e ripetizione.