Consolation for the Tribulations of Israel (Consolaçam as Tribulaçoens de Israel) (review)

Journal of the History of Philosophy 4 (2):173-176 (1966)
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Abstract

In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content:BOOK REVIEWS 173 ducente un monde interamente unificato dall'azione divina. Ma, come egli stesso ritiene di avere mostrato nell'altro sue libro, Le probl~raede l'ttre chezAristote, questo fu soltanto l'ideale di Aristotele, mentre la sua filosofia effettiva ne rimase infinitamente Iontana. L'etica di Aristotele si pu6 definire allora un umanesimo tragieo: umanesimo, in quanto presuppons la fiducia nell'uomo, nella sua ricerca e nella sua azione; tragieo, in quanto si costituisce proprio nella distanza che separa l'uomo da Die: Aristotele invita l'uomo a volere tutto il possibile, ma solo il possibile, e a lasciare il resto agli dei (pp. 174-177). Nell'appendice, dedicata al tema dell'amieizia in Aristotele, I'A. mostra come anche questa virtfl, analogamente alla prudenza, sia espressione dell'imperfezione dell'uomo, il quale, non potendo trovare la propria felicit~ nella contemplazione e nelI'amore dise stesso, come Die, la cerca nel riconoscimento e nell'amore degli altri (pp. 179-183). Nel complesso si deve ammettere che lo studio dell'A. ~ il tentative pifl interessante e pih moderno che sia state fatto per collegare logicamente l'etica di Aristotele con la sua metafisica, e si deve riconoscere che tale tentative, nonostante qualche affermazione discutibile, ~ perfettamente riuseito. Esso infatti conserva all'etica aristotelica quel carattere di problematicit~ e di asistematicit~ che ne costituisce la pifi genuina natura e che altri tentativi analoghi finiscone invece inevitabilmente col sopprimere. Ci6 che rende possibile la sua riuscita b la nuova interpretazione della metafisica aristotelica, che I'A. ha sviluppato nella sua opera precedente ed in base alla quale anche la metafisica, come l'etica, lungi dal presentarsi come una costruzione sistematica e rigidamente dimostrativa, rivela una natura essenzialmente problematica. L'unica riserva di fondo che ritengo di dover muovere a tale interpretazione, ~ quella a cui he avuto occasione di accennare recensendo Le probl~me de l'$tre chez Aristote (cf. "Giornale di Metafisica", XVIII, 1963, 266-271), e cio~ che la problematicit~ della metafisica aristoteliea non significa rinunzia ad affermare con certezza razionale la trascendenza di Die, ma anzi si risolve proprio in questa affermazione, la quale, lungi dall'essere uno scacco o un insuccesso, 6, al contrario, la pifi esaltante delle certezze. Analogamente la problematicit~ dell'etica arlstotelica non significa rinunzia all'affermazione di un valore supreme, ma riconoscimento della sua necessitY, anche se l'uomo non giunger~, mai ad attuarlo. Come nella metafisica il sapere dell'uomo si risolve in definitiva nslla continua ricerca del sapere, cio~ nella consapevolezza dell'esistenza di un sapere superiore a quello puramente umano, cosi nell'etica la perfezione dell'uomo si risolve nella stessa aspirazione alla perfezione, cio~ nell'ineessante sforzo di autoperfezionarsi. Tale precisazione, a mio avviso, ~ necessaria, per evitare chela metafisica di Aristotele venga interpretata come una forma di scetticismo e la sua etica come una forma di relativismo. ENRICO BERTI Perugia, Italy Consolation ]or the Tribulations o] Israel (Consola~am as Tribula~oens de Israel). By Samuel Usque. Translated from the Portuguese by Martin A. Cohen. (Philadelphia: Jewish Publications Society of America, 1965. Pp. xiii + 354. $6.00.) This work, the first in a new scholarly series of translations of texts, is a fascinating document. It was probably written in Italy around 1550 and was first published in Portuguese in Ferrara in 1553. Although it was not widely read at the time, it was republished around the end of the sixteenth century in the Netherlands. By now it is a Portuguese classic, and a unique document in Jewish intellectual history. Usque, whose biography is almost unknown except for clues found in the Consola~am, was apparently a Portuguese New Christian (a forced convert) who fled during the persecutions of Judaizers by the Inquisition in the 1530's. He wandered in Europe and the Levant, visited Palestine, and settled down in Italy, probably in the entourage of Samuel Abravanel (the brother of Leon Ebreo), Dona Gracia Nasi (the aunt and mother-in-law of the Duke of Naxos), and Hercules of Este, the Duke of Ferrara. His book, addressed "to the gentlemen of the Diapora of Portugal" is a pastoral and a dialogue, dealing with Israel's fate. Writing just 174 HISTORY OF...

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