Abstract
This papers reports some scattered notes on the prisoner's dilemma and on decision theory originated by the reading of Nozick (1993). It aims at highlighting some obscure aspects of decision theory and, in particular, of game theory: excessive abstraction, non-consideration of contexts and cultural and social environments, and focussing on what each player thinks of the other one, neglect of what each player thinks of himself: This induces to propose the principle of probability and aversion, particular cases of which are Nozick's causal and evidential arguments. Decision theory's rationality-with-no emotions may perhaps be integrated by Damasio's (1996) hypothesis of somatic marker, and Magni and Ricci's (1991) indirect utility may be a further step toward a more realistic treatment of decision processes. Sono riportate nel seguente articolo alcune note sparse sul dilemma del prigioniero e sulla Teoria delle decisioni scaturite dalla lettura di Nozick (1993). Esso mira a cogliere (in modo tutt'altro che sistematico) alcuni aspetti oscuri della Teoria delle decisioni e in particolare della Teoria dei giochi. L'eccessiva astrazione, la non considerazione del contesto e dell'ambiente culturale e sociale in cui il gioco ha luogo e l'attitudine a focalizzare l'attenzione su ciò che ogni giocatore pensa dell'altro, trascurando ciò che ogni giocatore pensa di se stesso, induce a proporre il principio di probabilità e avversione, di cui gli argomenti evidenziale e causale citati da Nozick sono casi particolari. La razionalità senza emozioni tipica della Teoria delle decisioni può forse essere integrata dall'ipotesi del marcatore somatico di Damasio (1996) e l'utilità indiretta di Magni e Ricci (1991) può costituire un ulteriore passo verso una trattazione più realistica dei processi decisionali.