Coscienza e Assoluto. Soggettività e oggettività tra filosofia bergsoniana e pensiero indiano

Nóema 3:1-30 (2012)
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Abstract

Nel contributo, partendo da una prospettiva teoretica, ci si prefigge di analizzare i rapporti fra la filosofia indiana di Śaṃkara (il massimo filosofo del Vedānta, vissuto nell’VIII sec. d. C.) e il pensiero di Bergson. Da un simile punto di vista diviene infatti possibile una riflessione critica e interpretativa sui testi dei due autori, utile a chiarire alcuni problemi ermeneutici del pensiero śaṃkariano. Reciprocamente, la conoscenza del pensiero di Śaṃkara permette di illuminare e chiarire aspetti problematici della filosofia bergsoniana, in particolare il rapporto fra materia e memoria e l’autentico significato di élan vital. Il saggio utilizza il concetto di advaita (non-dualità) - uno degli elementi chiave della filosofia vedantica – verso un superamento del dualismo materia/spirito, così come è stato affrontato anche dal filosofo francese nel xx secolo. Per svolgere questa interpretazione si approfondiscono poi i concetti di coscienza nei due filosofi, e la nozione di brahman-ātman intesa come trascendentale “non kantiano”, nella logica di smarcamento dalla prospettiva kantiana che era l’obiettivo dichiarato fin dai primi sviluppi della filosofia bergsoniana, contenuti nell’opera del 1889, Saggio sui dati immediati della coscienza.

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