Abstract
The difference between the concepts of saṃsāra e nirvāṇaset forth by the historical Buddha in his first sermon seem to be disputed by the equalization of the two terms effected by Nāgārjuna in a topical passage of his MK. This article, firstly, supports the thesis that the contradiction is just a seeming one and that the relation of difference or identity between the two dimensions depends on the philosophical register, respectively epistemological and ontological, being used - in both cases for soteriological purposes - by the Buddha and Nāgārjuna. Secondly, we wish to prove that, in any case, Nāgārjuna's ontology, far from being a philosophical novelty or an evolution of the thought of the founder of Buddhism, is, on the contrary, one of the possible applications of the "non-self" doctrine - probably the most important and original contribution of Buddhist thought to the history of world philosophy - expounded by the Buddha in his second sermon.La differenza tra i concetti di saṃsāra e nirvāṇastabilita dal Buddha nel suo primo sermone sembra essere messa in discussione dall'equiparazione dei due termini effettuata da Nāgārjuna in un passaggio-chiave delle sue MK. Questo articolo, in primo luogo, difende la tesi che la contraddizione sia soltanto apparente e che la relazione, di differenza o di identità, tra le due dimensioni dipende dal registro filosofico, rispettivamente epistemologico e ontologico, usato - in entrambi i casi per finalità soteriologiche - dal Buddha e da Nāgārjuna. In secondo luogo, cercheremo di provare che, in ogni caso, l'ontologia di Nāgārjuna, lungi dall'essere una novità filosofica o un'evoluzione rispetto al pensiero del fondatore del buddhismo è, al contrario, una delle possibili applicazioni della dottrina del non-sé - probabilmente il contributo più importante e originale del pensiero buddhista alla storia della filosofia universale - esposta dal Buddha nel suo secondo sermone