Abstract
Nell'alto medioevo vi erano tre possibilità per il filosofo che volesse difendere l'esistenza degli universali: in primo luogo ante rem, seguendo la linea platonico-agostiniana degli universali trascendenti e questa è la via teologica; in secondo luogo la via post rem, cioè la via del concettualismo, conosciuta oggi come astrattismo, per cui gli universali sono il prodotto dell'astrazione della mente e questa è una via logica; la terza via è quella in re e difende gli universali immanenti che esistono negli universali ed è una risposta ontologica. La seconda via fu difesa da Boezio nel secondo commento a Porfirio. La prima teoria è stata generalmente accettata da tutti i filosofi dell'alto medioevo eccetto Abelardo, mentre la terza via, quella degli universali immanenti, che ha come fonti antiche l'Isagoge di Porfirio e le Categoriae di Aristotele, fu difesa principalmente da quattro autori: Giovanni Scoto Eriugena, Anselmo d'Aosta, Odone di Cambrai e Guglielmo di Champeaux. L'A. prende in esame e confronta le soluzioni di Anselmo di Canterbury e Odone di Cambrai