How things do things with words: Ventriloquism, passion and technology

ENCYCLOPAIDEIA 14 (28):35-62 (2010)
  Copy   BIBTEX

Abstract

È possibile rendere compiutamente conto di ciò che gli artefatti e le tecnologie fanno, senza per questo sminuire il ruolo dell’agentività umana, ossia la capacità dell’essere umano di essere all’origine dell’azione e del senso?Per quanto determinismo tecnologico e sociocostruzionismo siano ormai approcci sufficientemente integrati, sembra quasi impossibile poter riconoscere l’uno senza pagare nulla di più che un piccolo contributo all’altro.Gli autori sottolineano quanto questa cesura che apparentemente riguarda un fenomeno circoscritto e settoriale come il ruolo degli artefatti nella costruzione del mondo sociale, rispecchia in qualche modo l’antica distinzione proposta da Dilthey tra scienze della natura e scienze dello spirito. Il fatto é che tale divisione del lavoro scientifico sembra il risultato più che il punto di partenza di un lavoro deliberato di purificazione dei due domini . Per quanto utile da un punto di vista epistemologico, essa corre costantemente il rischio di proclamare a priori l’incapacità di alcune metodologie di indagare oggetti che si situerebbero al di là della loro giurisdizione . Inoltre, gli autori ritengono che questa distinzione sia alquanto problematica quando si tratta di questioni ontologiche. In linea con il pensiero di filosofi come Whithead , Delueze e Guatatri e Tarde , sostengono che tanto l’approccio sociocostruzionista quanto l’approccio tecno-determinista soffrano di un simile riduzionismo ontologico: ridurre l’oggetto di indagine a quanto la prospettiva inscritta in ciascuna metodologia consente di vedere e di analizzare.Prendendo le distanze da tale riduzionismo, questo articolo intende dimostrare che la materialità, la tecnologia e persino la natura intrudono costantemente nel mondo del significato, della comunicazione, del discorso. Allo stesso tempo, cultura e significato conferiscono senso e persino forma al mondo naturale . A fronte della propensione diffusa a pensare l’interazione come qualcosa che riguarda soltanto gli essere umani, gli autori mostrano che altre cose si autoconvocano costantemente nelle nostre conversazioni e che é legittimo ipotizzare che tali cose facciano «cose con le parole», per usare la famosa espressione che John Langshaw Austin coniò per indicare ciò che le persone fanno attraverso i loro atti linguistici.Attraverso un esempio tratto dalle osservazioni sul campo in un presidio medico d’urgenza operato da Medici senza Frontiere, gli autori mostrano che il sottolineare quanto e come le cose siano partecipanti attivi in una conversazione non significa evacuare il contributo umano all’attività di parola. Se le cose fanno cose con le parole é perché portano prospettivamente le persone a dire quel che dicono e, retrospettivamente, a far dire loro quel che hanno detto. Piuttosto che postulare che i soli partecipanti umani siano all’origine di quanto vien detto durante una conversazione, diventa possibile ritracciare altre origini o elementi che influenzano e condizionano ciò che le persone fanno mentre parlano tra loro.Il fatto che gli oggetti siano spesso trasformati dalla loro stessa incursione sulla scena interattiva viene vista come una prova della « realtà » del loro contributo alla conversazione. Utilizzando la metafora del ventriloquismo, gli autori mostrano che se i partecipanti umani fanno sì che le cose facciano cose con le parole, ciò é anche dovuto al fatto che le cose stesse fanno far loro cose con le parole, in quella sorta di oscillazione ventriloqua già sottolineata da David Goldbaltt . Individuare le tracce sia dell’agentività umana sia dell’agentività tecnologica, porta a riconoscere il grado di passività o passione inerente a qualunque attività o azione. Tale riconoscimento é cruciale dal momento che tale passività fa parte dei modi con cui le persone rendono razionale/giustificabile/legittimabile/ sanzionabile ciò che esse fanno e dicono nel corso di una interazione.Invece di ridurre l’interazione ad un fenomeno che riguarda esseri umani tra loro, appare più costruttivo riconoscere tutte le figure che popolano la scena interattiva, siano esse tecnologie, regolamenti, principi, emozioni o artefatti. La proposta avanzata dagli autori può dunque essere vista come un tentativo di riabilitare metaforicamente l’analisi del parlare prendendo seriamente in considerazione ciò che le figure letteralmente hanno da dire su come noi, gli umani, comunichiamo e lavoriamo.Se poiesis significa fabbricazione, allora forse poesia può diventare un modo innovativo di comprendere come funzionano le tecnologie e come noi interagiamo con esse.While we tend to think of interaction as involving human beings only, this paper proposes to show that other things – technologies, in particular – are continuously inviting themselves in our conversations and that these things can even be said to “do things with words.” Using the metaphor of ventriloquism, we show that if human participants make things do things with words, it is also because things animate them, a form of ventriloqual vacillation or oscillation already noticed by David Goldblatt . Acknowledging both human and technological agencies therefore leads us to recognize the degree of passivity or passion that is inherent in any activity or action, a recognition that is especially important given that its marks the accountable / reasonable / intelligible / justifiable / sanctionable character of what people do and say in interaction

Links

PhilArchive



    Upload a copy of this work     Papers currently archived: 91,349

External links

  • This entry has no external links. Add one.
Setup an account with your affiliations in order to access resources via your University's proxy server

Through your library

Similar books and articles

What Things Still Don’t Do. [REVIEW]David M. Kaplan - 2009 - Human Studies 32 (2):229 - 240.
Thing and object.Kristie Miller - 2008 - Acta Analytica 23 (1):69-89.
Theories and things.W. V. O. Quine (ed.) - 1981 - Cambridge, Mass.: Harvard University Press.
Words and Objects.Achille C. Varzi - 2002 - In Andrea Bottani, Massimiliano Carrara & Daniele Giaretta (eds.), Individuals, Essence, and Identity. Themes of Analytic Metaphysics. Kluwer Academic Publishers. pp. 49–75.
‘All Things Considered’.Ruth Chang - 2004 - Philosophical Perspectives 18 (1):1–22.
Ethics and the speaking of things.Lucas D. Introna - 2009 - Theory, Culture and Society 26 (4):398-419.
Davidson's Sentences and Wittgenstein's Builders.John Perry - 1994 - Proceedings and Addresses of the American Philosophical Association 68 (2):23 - 37.
Desire.Philip Pettit - 1998 - Routledge Encyclopedia of Philosophy.
Kant's Appearances and Things in Themselves as Qua‐Objects.Colin Marshall - 2013 - Philosophical Quarterly 63 (252):520-545.

Analytics

Added to PP
2013-12-30

Downloads
1 (#1,884,204)

6 months
1 (#1,533,009)

Historical graph of downloads

Sorry, there are not enough data points to plot this chart.
How can I increase my downloads?

Author's Profile

Citations of this work

No citations found.

Add more citations

References found in this work

No references found.

Add more references