Klio 100 (2):501-522 (
2018)
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Abstract
Riassunto Attraverso le pagine di Celso e di Origene vediamo delinearsi due Weltanschauungen contrapposte. La prima esclude un intervento attivo di Dio nel mondo, ipostatizza l’ordine di cose esistente, privilegia rigorosamente la cura dell’anima, nega che l’uomo possa far affidamento sul corpo per raggiungere la meta cui deve tendere, irride come irragionevoli e blasfeme sia la credenza nell’incarnazione sia quella nella resurrezione. La seconda è decisamente più sfaccettata. Il corpo per un verso sembra costituire un gravame, se è vero che le creature razionali cadono in un soma a seguito della trasgressione originaria cui le conduce l’esercizio del libero arbitrio; per l’altro è anch’esso un portato della creazione divina e dall’inizio il Figlio pervade il mondo nella sua consistenza materiale, sino a che si produce il decisivo evento dell’incarnazione; alla fine dei tempi avrà luogo senza dubbio la resurrezione che chiama in causa una volta di più il corpo, in quanto l’esistere creaturale sembra inseparabile da una dotazione corporea. A partire da questo quadro complesso e almeno in parte aporetico si profila – all’interno della seconda Weltanschauung qui considerata attraverso la lente di Origene – una linea di tendenza, che cerca di sciogliere i nodi problematici persistenti negando essere la materia causa del male e rivendicando al corpo nato dalla vergine la capacità di salvare l’umanità.