Fra Scoto e Ockham. Giovanni di Reading e il dibattito sulla libertà a Oxford (1310-1320)
Abstract
Il cinquantennio a cavallo tra '200 e '300 rappresenta il periodo più stimolante e creativo per la riflessione sul rapporto tra necessità e contingenza e tra intelletto e volontà. L'A. analizza la difesa compiuta da Giovanni della tesi scotista sulla contingenza della fruizione beatifica, ossia sulla possibilità che il beato, in presenza della stessa essenza divina, possa mantenere la propria capacità di scelta, al punto tale da poter essere in grado di non abbandonarsi all'amore verso di Dio. Prima di analizzare in modo più dettagliato il pensiero del Reading, l'A. passa in rassegna le posizioni di Duns Scoto, Roberto Cowton, Riccardo di Conington, Guglielmo d'Occam, Pietro Aureolo che, in terra francese, diversamente da Francesco di Meyronnes e Giovanni di Bassoles, non aderì alla tesi scotista della contingenza della fruizione. All'interno di questo programma teorico Reading si oppone innanzitutto ai teologi inglesi che, legati a posizioni tradizionali, sostenevano la necessità in via come in patria della fruizione del sommo bene colto come concetto o contemplato come essenza. In appendice vien pubblicata l'ed. della sesta quaestio della prima distinctio del Commento alle Sentenze di Giovanni Reading basata sul ms. Firenze, B.N.C., Conv. Soppr. D IV 95